martedì 29 aprile 2014

Lettera

Ricordo che prima camminando per strada, guardavo dritto, con gli occhi di chi pensa tante di quelle cose da non vedere ciò che lo circonda, le persone, le cose e persino il vento.
Il tempo passa e mi rendo conto, che lo fa con maestria, catapultandomi avanti, come se nulla fosse, come se non valesse la pena nemmeno vivere gli attimi. Ho assaporato molte emozioni, gioia, felicità, amarezza e tristezza, alcune anche miste, lo so non credo che abbia molto senso, ma io credo sia così.

Oh salvatore mio, sei arrivato in quell'attimo buio, 
ti ho ceduto le mie mani,
ho imparato a dare fiducia ai tuoi misteriosi occhi.
Si, sono cresciuto, grazie alle tue prediche decise,
alle tue abitudini diventate adesso mie.

Oggi mi rendo conto che camminando nelle stesse medesime strade, vedo, riesco a vedere cose di cui ignoravo l'esistenza, persone che mano per mano sorridono, parlano, il vento che mi scorre sulle guance, il cielo che cambia colore all'arrivo della sera, i fari delle macchine che si riflettono sul freddo asfalto bagnato, l'ansia che mi percorre donandomi dei brividi lungo la schiena, nella mia statica pelle sottile.
Guardo, capisco, ho delle necessità che credevo di non poter mai avere.

Mi hai cresciuto come fa un maestro con il suo allievo,
ho imparato l'amore, la vittoria e anche la scoffitta.
Adesso, sto imparando cosa è la solitudine, 
un'altra volta, dopo aver combattuto tanto per poterla dimenticare,
l'hai riportata quì, quella infame ma fedele amica,
la solitudine.
Non andare però, aspetta ancora un po',
ho freddo, il mio letto è grande e mi sento solo...
Lo so, hai da fare, ma ricorda che ti sto ancora aspettando.


Ventonotturno