Il mondo è buio, ricoperto di cenere e fango, i colori dell'universo ridotti ad un grigio perpetuo.
Tutto tace, la gente cerca i propri pezzi tra le macerie in silenzio, un silenzio che urla disperazione, cercano, lo fanno con costanza nella speranza di poter trovare i loro pezzi mancanti, ma non sanno che non sarà possibile. Tutto quello che rimane è solo polvere nera, cenere contaminata dall'ignoranza e dall'odio. Ma lei guarda, osserva, scruta con un viso compiaciuto, assapora la sua rivincita, poichè le persone si accorgono soltanto quando è tardi dei loro stupidi comportamenti.
Alcuni nemmeno cercano di ritrovarsi, nell'ostinazione di essere consapevoli di tutto, nella convinzione di essere i giusti, nel loro miserevole orgoglio, derisi da lei ancor di più di quanto lo fossero gli altri. Gli occhi, i suoi occhi si accendono, si infiammano, si inaspriscono mentre l'odio diventa lacerante, quasi soddisfacente, ma lei non ha colpa, ha solo osservato le conseguenze delle scelte altrui, conseguenze del male che lei stessa ha subito da loro e ostinandosi di pensare di essere la colpevole. Lei, non ha colpa, non ne ha mai avuto, forse il suo unico peccato è sempre stata la sua innocienza, la sua essenza pura che l'ha resa così, fredda e insensibile, ma forse ancora, non si è accorta che questa è la cosa migliore per lei, essere freddi dinnanzi ai demoni che si nascondono dietro i volti dei finti. Si alza, dà un ultimo sguardo a quei poveri tristi e voltandosi si incammina verso uno strano orizzonte, un lucente orizzonte, si era dimenticata di quella luce così bella che guardandola, le fiamme che presero possesso dei suoi occhi si spensero e caddero gocce, pesanti, una dopo l'altra. Ogni battito che si schiantava contro il polveroso terreno, era come un tuono, ogni lacrima versata distruggeva, disintegrava quel maledetto grigiore del pavimento, camminava, sempre un passo in più alla volta, mentre dietro di se il terreno si spaccava, dalle prime gocce si fratturava, isolando gli stolti che si era lasciata dietro, d'un tratto, sparirono tutti, il fango, i falsi, il grigio...
Aveva capito, aveva compreso quanto fosse importante contare prima per se stessi, stava finalmente fuggendo dall'oblio, quel buio che la face da spettatrice, ora c'era il sole.
Brillavano, piangevano, le sue labbra sorridevano, c'era il sole ora, il sole, la luce e dinnanzi a lei c'era una bambina sorridente. Ritrovò se stessa, la sua parte umana, quella che un tempo la distingueva dal mondo intero... Vide finalmente se stessa e non si lasciò più andare. Si sdraiò in quel prato verde che profumava di umido, abbracciò la bambina, si addormentarono sorridendo entrambe, mentre il tempo correva veloce, nuvole, sole, luna, nuvole, sole luna, vento, pioggia, sole... Al suo posto adesso, c'erano dei fiori, piccoli fiori bianchi circondati da un infinito prato. Anche se in forma astratta, colori, luci e profumi, era felice adesso, sapeva, sapeva che ne era valsa la pena attraversare l'oblio per poi trovare la luce, per sentire dinuovo...
VentoNotturno
Occhi freddi Parte 1